di Giuseppe Bonanomi

L’osteopatia infantile è una pratica in espansione in Italia, che secondo recenti studi sta riscontrando successo grazie ai benefici che apporta già nei primi anni di vita.

Cos’è l’osteopatia?

Prima di iniziare a parlare di osteopatia infantile è opportuno dare una definizione generale della pratica di cui essa è una declinazione.

osteopatia infantile

L‘osteopatia è una pratica terapeutica che nasce negli Stati Uniti a metà dell’Ottocento. Essa si avvale di un approccio esclusivamente manuale che coadiuva la medicina tradizionale al fine di ottenere la salute del paziente.
Tipicamente è vista come una pratica che può risolvere problematiche muscolo-scheletriche. In realtà può essere d’aiuto in un contesto multidisciplinare per molte patologie e non vi è un limite d’età alla sua applicazione.

Partiamo col capire come si presenta oggi tale pratica nel panorama Italiano.

Da un sondaggio di Eumetra del 2017, su un campione di 800 persone, risulta che due italiani su tre conoscono l’osteopatia. Di questi, il 22% ha un’ottima conoscenza di cosa essa sia, mentre il 44% ne ha una discreta conoscenza.
Inoltre, il 90% di chi ha usufruito dei trattamenti ne esprime un gradimento tra l’ “abbastanza” e il “molto” soddisfatto dei risultati ottenuti.

Da uno studio della Osteopathic International Alliance’s del 2012 è invece emerso che un terzo dei pazienti trattati ha un’età compresa tra i 31 e i 50 anni e che il 23.4% sono pazienti pediatrici; di questi ultimi l’8.7% risulta avere un’età inferiore ai due anni.

Osteopatia infantile: perché?

Da queste statistiche si evince che l’osteopatia è una realtà in espansione sul territorio nazionale e che buona parte dei pazienti che si recano da un osteopata sono pediatrici.
Ma per quali ragioni un genitore dovrebbe sottoporre i propri figli ad un controllo osteopatico?
Solitamente i principali motivi che richiedono l’attenzione dell’osteopata in ambito pediatrico – in caso di bambini in età neonatale – sono:

  • plagiocefalia (asimmetria cranio facciale)
  • torcicollo miogeno
  • piede torto
  • problematiche di reflusso
  • disturbi del sonno
  • coliche
  • difficoltà nella suzione

Mentre per quanto riguarda i bambini più grandi le principali ragioni di un consulto sono:

  • traumi
  • controlli posturali – legati spesso a lavori odontoiatrici, scoliosi o all’attività sportiva

Tuttavia, in linea generale, sarebbe consigliabile seguire i bambini nell’arco della loro crescita in maniera preventiva, per favorirne uno sviluppo armonioso durante le tappe evolutive motorie, e anche durante il periodo adolescenziale.

L’osteopata durante una visita, in seguito ad un accurata anamnesi, effettua una valutazione generale delle condizioni fisiche del bambino, prendendo in esame non solo l’apparato motorio muscolo-scheletrico, ma anche l’aspetto neurologico attraverso dei test specifici e, all’occorrenza, esami strumentali.
Trattandosi di una terapia prettamente manuale, non violenta, priva di controindicazioni assolute (se non legata al tipo di tecnica usata oppure alla presenza di una eventuale patologia del soggetto in esame) e per nulla invasiva, i piccoli pazienti sembrano accettarla piacevolmente. Proprio per questi motivi, come detto, può essere praticata anche su bambini molto piccoli per alleviare dolori, compresi i più comuni disturbi dell’età infantile.
Sarà inoltre fondamentale la collaborazione con i genitori, che verranno istruiti su quali accorgimenti adottare per supportare il trattamento e correggere eventuali vizi posturali dei bambini.

A che punto siamo in Italia?

Anche se l’osteopatia infantile appare un campo di applicazione in fieri è bene sapere che esistono in Italia, oltre all’ambito privato, molte realtà di volontariato che, in collaborazione con strutture ospedaliere uniscono la cura neonatale a quella osteopatica.
Due esempi sono:

  • Ospedale di Carate Brianza dove dal 1999 è presente un ambulatorio adibito ai trattamenti sui neonati nel quale, dopo una valutazione da parte dei neonatologi del reparto, vengono accolti bambini di pochi giorni di vita;
  • Ospedale Meyer di Firenze che applica l’osteopatia nel post-operatorio su bambini che si sono sottoposti a interventi neuro chirurgici in caso di neoplasie e craniostenosi.

E’ infine doveroso spendere due parole su uno degli studi più promettenti condotti ad oggi in ambito di osteopatia pediatrica. Questo studio – compiuto in Italia – ha dimostrato come l’applicazione dell’osteopatia in bambini prematuri (nati tra la 29a e 37a settimana) riduce di circa quattro giorni (3.9%) la permanenza in ospedale dei neonati. Ne emerge la possibilità per la struttura ospedaliera stessa di migliorare il rapporto costi-benefici (Cerritelli, 2015).

Un altro studio più recente – pubblicato in Canada – dimostra invece un miglioramento della capacità di allattamento correlato ai trattamenti osteopatici. In particolare lo studio dimostra che le madri che si sono sottoposte alla manipolazione osteopatica, affiancata ai consigli delle consulenti di allattamento, hanno riscontrato un miglioramento. (Herzhaft-Le Roy, 2016).

Esistono inoltre studi riguardanti singoli casi, più comuni, come il paziente con piede equino varo, oppure più rari, come la sindrome di Pitt-Hopkins. In queste situazioni è stato possibile notare ottimi risultati ottenuti grazie dall’affiancamento delle terapie osteopatiche alle terapie più comuni.

È dunque chiaro che l’osteopatia pediatrica sia una disciplina che necessita di ulteriori approfondimenti, soprattutto circa le sue potenzialità e la sua applicabilità in età infantile; affinché questo accada è importante che anche i genitori vengano a conoscenza dei benefici e della sua rilevanza nella corretta crescita dei propri figli.

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